Sperimentazione, rock, elettronica, Germania: ebbene sì, si parla di kraut rock (sebbene non sia l’unico elemento presente) nell’ambito del secondo disco degli AUA, duo da Lipsia composto da Fabian Bremer e Henrik Eichmann. Questo The Damaged Organ esplora, in profondità, diversi concetti come l’alienazione, la ricerca dell’identità e l’osservare la società in maniera distaccata come se si osservasse il mondo da un’altra galassia utilizzando una lente. Rispetto al debutto di un paio di anni fa, I Don’t Want It Darker, c’è stata una certa evoluzione rendendo il sound ancora più sfaccettato ma mantenendo sempre quel mood new wave/pop oltre che l’approccio punk e DIY nel modo di porsi “commercialmente”.
L’esordio era già brillante ed ondoso dalle tonalità urbane sfruttando delle meccaniche ritmiche ipnotiche ma anche deviate ed ossessive sfumate con massicci inserti di synth ed elettronica. L’opener del nuovo album, “No One Famous Ever Came from Here” ripercorre la via ondeggiante accentuando la componente melodico/vocale ed estrapolando un’eleganza sempre più pop riletta però in un’ottica metropolitana e visionaria. Le trame robotiche della cupa “Post Human Blossom” denotano un inflessione molto dark wave rallentando poi i toni con lo stridente disagio di “Malformed” fino all’acido fascino del crescendo disturbante di “Brick Break” che contiene al suo interno una certa verve noise rock. E’ come se il duo riuscisse a far convivere i Radiohead assieme ai Suuns per poi accoppiarli con i Blur. Il mix funziona decisamente bene e non smette mai di esprimere la propria indole sperimentale che muta a seconda delle situazioni. I synth notturni della Lynchiana “Islands Song (feat. Anika)” assumono una veste teatrale grazie alle vocals della special guest Anika mentre le quattro tracce finali sono un viaggio decisamente multicolore. “Buffout” incrocia il pop elegante con il migliore art rock grazie a quelle linee di chitarra placide e carezzevoli preparando il terreno per la ritmata e danceable “Death in Space” che richiama anche il lavoro melodico dei Pet Shop Boys per non parlare dei deliziosi inserti space/psichedelici. Sia la perizia tecnica che compositiva sono aumentate facendo si che la musica sia un continuo materiale da plasmare a piacimento con cupo assillo (il tormentato basso di “Wrong Address”) e maestosa magnificenza (l’epica soundtrack “Inferior (Glowing One, Pt. 2)”) creando una sorta di velenosa dipendenza lisergica.
The Damaged Organ è un disco colto, raffinato, che migliora il già ottimo debutto (che vi invitiamo a riscoprire) e porta il sound del duo a qualcosa di ancora più pieno e maturo.
(Crazysane Records, 2022)
1. No One Famous Ever Came From Here
2. Post Human Blossom
3. Malformed
4. Brick Break
5. Island Song
6. Buffout
7. Death in Space
8. Wrong Address
9. Inferior – Glowing One, Pt.2