Felicitazioni! Una delle migliori e storiche formazioni thrash metal della Bay Area torna a farsi sentire: i Vio-Lence. Certo si erano rifatti vivi di recente con una cover dei Dead Kennedys e alcune uscite da collezione come Blood & Dirt e Demos… They Just Keep Killing, ma nulla di serio fin dai tempi di Nothing To Gain del lontano 1993 (altro che i tredici anni di attesa per Fear Inoculum dei Tool. Let The World Burn è un EP con cinque pezzi nuovi nuovi che fanno sognare una nuova giovinezza della band di san Francisco.
Il thrash metal viene da molta gente (tra cui anche gli estimatori) dato per morto o stabile in una comfort zone in cui band ancora in giro da decadi come Testament, Annihilator, Exodus, ecc.. buttano fuori dischi stancamente, mentre i Vio-Lence sembrano essersi svegliati ora da un sonno durato decenni e si sono svegliati freschi e riposati. Let The World Burn è un breve diamante di metal casinista tutt’altro che approssimativo. I cinque brani che lo compongono sono diretti e anche articolati, dotati di una furia devastante che si manifesta sotto forma di riff complessi, ma estremamente efficaci nella loro letalità. Un songwriting che predilige l’aggressione e l’assalto frontale senza timore di scontrarsi con la barriera più solida. Introduco qui un argomento fondamentale: le band storiche di questo genere spesso tendono a puzzare di vecchio, alcune restano attaccate alle proprie radici, altre tentano di rinnovarsi, ma il voler comunque mantenere la propria identità le frega e le porta a riciclarsi. Con questo nuovo ep invece io non sento nulla del genere. Io sento che i Vio-Lence abbiano tenuto conto di tutto ciò che ci è stato nel frattempo, i vari episodi isolati come Vektor, Cryptic Shift, le ultime cose dei Paradox, le varie evoluzioni stilistiche (nel bene e nel male) dei Machine Head e hanno pensato “ok, il thrash adesso è da una parte classico e dall’altra completamente alieno, noi facciamo finta di essere una band di ragazzini completamente nuova” e così nasce Let The World Burn, un lavoro che dalla opener “Flesh From Bones” alla conclusiva title track mescola la durezza degli ultimi Exodus e la grinta hardcore dei Municipal Waste, due dialetti che vanno a formare un linguaggio unico e sgarbato ed è bellissimo così. Il suono del basso è un sogno, grezzo e organico, la batteria sembra un treno deragliato che ara il terrapieno e la voce riesce a destare la voglia di pogo. Le chitarre danno in più di un’occasione quel vago retrogusto di Machine Head, ma cosa ci vuoi fare Phil Demmel è sempre Phil Demmel e a me piace così.
Forse questi pezzi sanno un po’ di gasato anche troppo, ma ci sta in fin dei conti perché è di thrash metal che si parla e per definizione dovrebbe essere il sottogenere rissoso per eccellenza quindi non è certo un problema finché porta a dare capocciate contro il muro.
(Metal Blade Records, 2022)
1.Flesh From Bones
2.Screaming Always
3.Upon Their Cross
4.Gato Negro
5.Let The World Burn