I Caliban sono probabilmente una delle realtà più consolidate nel mondo del metalcore, una storia lunghissima iniziata ancora nel millennio scorso, una line-up fissa da quasi 20 anni, e con membri capaci di produrre album che rientrano nell’olimpo del genere. Il titolo del loro nuovo lavoro è Dystopia, un nome di certo altisonante preannunciato senza mezze misure dalla title track che fa anche da apertura al tutto. In questo disco si comprende a pieno il motivo per cui i Caliban sono una realtà così importante nel genere, quindi, senza indugiare oltre cerchiamo di capirlo.
Il metalcore del gruppo tedesco rimane fedele alla vecchia matrice che ha sempre permeato la loro musica, cavalcate alla Endzeit degli Heaven Shall Burn sono all’ordine di ogni traccia, alternate ovviamente a breakdown spaccaossa dosati in modo perfetto e ritornelloni da stadio che ormai sono una caratteristica di questi gruppi storici (basti sentire appunto i già citati Heaven Shall Burn, Parkway Drive o i Killswitch Engage). Spunti di modernità sono da ricercare nella scelta di certe parti di chitarra, certe scelte di produzione e alcune scelte ritmiche che rispecchiano a pieno il modus operandi delle band più recenti; questi sono fondamentalmente sintomo della capacità del gruppo di adattarsi senza stagnare troppo nella zona di comfort. A parte queste parentesi però, principalmente quindi non siamo qui per cercare innovazione nel genere, ma piuttosto siamo qui per ammirare ancora una volta la capacità dei veterani dello stesso. I punti più alti del disco sono rappresentati dalle voci che sono tanto avvolgenti quanto incalzanti: più volte ci si troverà a sapere a memoria e voler cantare un ritornello già alla seconda volta che lo si sente (come dimostrato dalla bellissima Alien una delle tracce migliori del disco). Dall’altra parte come altro picco abbiamo le cavalcate che permeano tantissime strofe delle canzoni del gruppo, queste appunto grazie alla maestria dei membri riescono a scandire perfettamente il ritmo di un disco che non brilla tanto per originalità ma piuttosto per un ottimo manierismo. Un ulteriore plauso va infine fatto alla produzione che riesce a far divenire l’ascolto veramente immersivo e appassionante, rendendo ogni singola traccia quasi imperiosa.
Il rovescio della medaglia purtroppo esiste, ed è rappresentato proprio dall’approccio tipicamente meno moderno del solito, infatti questo tipo di ottica può risultare stucchevole agli occhi degli appassionati più giovani, abituati a costruzioni diverse e appunto più contemporanee. Per chi non si rispecchia in questa categoria quindi questo Dystopia rappresenta un’ottima esecuzione in uno stile già ben codificato e “regolamentato”, i Caliban questa volta non sbagliano, ma anzi tengono ben alta la loro bandiera nel panorama metalcore sfornando un disco che personalmente non mi colpiva così dai tempi di I am Nemesis di dieci anni prima.
(Century Media Records, 2022)
1. Dystopia (Feat. Christoph Wieczorek of Annisokay)
2. Ascent of the Blessed
3. VirUS (feat. Marcus Bischoff of Heaven Shall Burn)
4. Phantom Pain
5. Alien
6. sWords
7. Darkness i Became
8. Dragon
9. Hibernate
10. mOther
11. The world Breaks Everyone
12. D I V I D E D