Un progetto decisamente oscuro quello degli Afsind: e non parliamo solo dell’offerta musicale dei Nostri (che non brilla certo di lucentezza), ma anche del modo in cui la band danese si mostra al pubblico per il suo primo, omonimo disco. Dieci anni: questo il tempo intercorso tra la formazione del gruppo e questo suo vagito musicale. Mesi di gavetta e di concerti qui e là, sicuramente, ma poche, scarsissime tracce lasciate in giro sul web. E anche i nomi dei componenti non aiutano: delle semplici iniziali, un’usanza che sinceramente sta un po’ stancando ma che alimenta il mistero dietro a questo trio.
Il genere proposto dicevamo: siamo di fronte a un black metal atmosferico a tratti davvero ben fatto, che nelle accelerazioni e nelle melodie ipnotiche riprende addirittura le movenze del depressive più delicato e sognante (ci sono venuti in mente i Numenorean o i Nontinuum, giusto per fare due nomi). La traccia posta in apertura, “Hævn”, incarna in maniera eccellente quanto sopra indicato, e i sette minuti e mezzo che la compongono volano via meravigliosamente. E fortunatamente non si è trattato di un fuoco di paglia: le successive “Ført Bort” e “Mord” aumentano il pathos innalzando i toni disperati già intuiti nel primo pezzo, con un gusto della melodia e del lirismo non dissimile agli Harakiri for the Sky (quindi con incursioni in territori ai limiti del blackened hardcore). La prima traccia predilige forse di più le ritmiche più aggressive e lancinanti, mentre la seconda si affida a cadenze molto più rallentate, con chitarroni robusti che, addirittura, hanno talvolta portato alla nostra mente il caro gothic rock tanto in voga nei primi anni Duemila. L’operato degli Afsind è dunque assai interessante: i Nostri ci hanno messo un bel po’ a partorire la loro prima fatica, ma c’è stato evidentemente uno studio a monte, una volontà di creare sonorità sfaccettate eppure non caotiche, per fornire il più possibile e sin da subito una certa identità alla band.
Purtroppo non tutte le ciambelle escono con il buco: “Voldtægt” ad esempio ci ha lasciato un po’ perplessi per la sua parentesi così “groovy” poco prima della metà e immediatamente precedente ad un rallentamento improvviso, in puro stile death doom: un contrasto che non ci ha convinto appieno e che per la prima volta dall’inizio del disco ci ha fatto destare dallo stato di trance al quale ci avevano introdotto le canzoni precedenti; “Tortur”, primo singolo scelto, non migliora ahinoi la situazione, e bisogna attendere i due brani posti in chiusura per apprezzare nuovamente le belle sonorità proposte dai danesi ad inizio lavoro, con particolare riferimento alla conclusiva “Misantropi”.
Come giudicare il debutto degli Afsind? Di sicuro in maniera positiva: le sette tracce mettono in mostra una spiccata personalità che sembra caratterizzare i danesi, assolutamente non inclini a essere catalogati semplicemente come band atmospheric black metal (e un ascolto alle prime canzoni del disco sicuramente conferma questa impressione). D’altro canto va detto che non tutte le idee sono state ugualmente messe a fuoco, per cui alle volte ci siamo trovati di fronte a momenti un po’ interlocutori che ci hanno fatto presto dimenticare di quella specifica traccia in questione a favore di altre meglio sviluppate. Si tratta (nonostante i dieci anni di attesa!) pur sempre di un debutto, e come tale va considerato: molte buone intuizioni, alcuni momenti effettivamente incidenti ed interessanti, ed una prospettiva rosea se solo i Nostri sapranno centrare meglio le loro indubbie doti musicali dirigendo tutti i loro vettori musicali verso un obbiettivo musicale preciso.
(Vendetta Records, 2022)
1. Hævn
2. Ført Bort
3. Mord
4. Voldtægt
5. Tortur
6. Ædt Op
7. Misantropi