Dopo due anni di silenzio, tornano a farsi sentire gli inglesi Sacred Son, progetto alquanto interessante che in passato non ha mancato di stupire soprattutto per la buona dose di ironia (si vedano a tal proposito le copertine dei dischi precedenti). Stavolta però il contesto si è fatto serio, e i Sacred Son ci regalano un disco intitolato The Foul Deth of Engelond, che rappresenta un concept sulla Rivolta dei Contadini, moto rivoluzionario violento ma spontaneo, avvenuto nell’Inghilterra del 1381.
Sintetizzando in maniera molto semplicistica, se vi aggrada il suono di progetti come Ash Borer, Wolves in The Throne Room, Fell Voices e di tutta la scena americana più recente, The Foul Deth of Engelond non vi deluderà. Sebbene i nostri Sacred Son siano inglesi infatti, il suono che propongono finalmente è riuscito a strizzare più l’occhio ad echi d’oltreoceano, in particolare alle scene atmospheric black metal dei gruppi già citati e cascadian. L’intento è palesemente atmosferico, e questo si può dedurre anche dal fatto che The Foul Deth of Engelond è fatto da quattro capitoli abbastanza lunghi (escluso l’intro), in cui la battaglia per i diritti dei contadini viene raccontata arricchendo lo scenario di tanti colori, anche grazie al buon utilizzo di tastiere, pianoforte e violoncello. Quello che non manca è sicuramente la varietà: possiamo trovare all’interno del disco momenti più tirati e massicci, fraseggi più cadenzati quasi doom, e passaggi atmosferici davvero di buona fattura. Per fare degli esempi tangibili, in “Le Blakheth” troverete degli echi al death metal più cavernoso, specialmente nel cantato, in “The Boy King” troverete liberata la furia granitica delle chitarre, e infine in “Vengeance I & II” ci saranno dei richiami folk che servono da apripista al climax black metal che sta per detonare. Ce n’è davvero per tutti i gusti.
I Sacred Son sembrano aver finalmente trovato la quadra, confezionando quello che probabilmente è il loro miglior disco. The Foul Deth of Engelond è infatti un disco ispirato, vario, animato da una genuina voglia di rivincita sui torti subiti, e decisamente ben suonato. Il consiglio è di dargli ovviamente la quantità di ascolti che merita, data la quantità di carne al fuoco che i Sacred Son hanno messo in questa uscita, e di immergersi completamente nella storia.
(True Cult Records, 2022)
1. Pestilence
2. The Foul Deth of Engelond
3. Le Blakheth
4. The Boy King
5. Vengeance I & II