Il Giappone è sempre stata una terra particolare in ambito artistico. Se si guarda al lato musicale c’è una forte riverenza per le sonorità oltre oceano sia per il prog che per approcci più ruvidi come il rock’n’roll più sporco e rugginoso. Ne sono riprova i Sonic Flower, side project del guru Tatsu Mikami dei doomsters Church of Misery, band dalla storia un po’ travagliata (si sciolsero dopo un paio di anni dalla nascita per poi ritornare parecchi anni dopo) ma vogliosi di suonare della sana musica ispirata, in particolare, agli anni Sessanta. Questo nuovo Me And My Bell Bottom Blues è il seguito di quel Rides Again che restò nel buio sedici anni a causa di problemi di registrazione (doveva uscire nel 2005 poco dopo il debutto) e vede parecchie novità ovvero un nuovo e giovane chitarrista (Fumiya Hattori) più un nuovo batterista (Toshiaki Umemura) e dulcis in fundo c’è un singer fisso ovvero Kazuhiro Asaeda, il primo vocalist dei Church of Misery (presente in Vol.1).
Rispetto alle uscite precedenti che erano improntate in un devastante sound a doppia chitarra e soprattutto su di un songwriting devoto al rumore, qui le cose cambiano o meglio, evolvono. Se prima pareva di sentire la stessa traccia ripetuta in loop ora finalmente si sentono delle vere e proprie canzoni ed il cantato è un valore aggiunto assoluto. L’aggressione blues è sempre presente, come pure una sezione ritmica modello bomba a mano e gli assolo imbevuti di wah wah, ma ciò che migliora è il songrwiting meno epilettico e forsennato in favore di una direzione più precisa e dannatamente efficace. Il groove micidiale nelle grattate di chitarra in “Love Like Rubber”, gli assolo furenti e le derive acido/psichedeliche in “Swineherd” oppure la semplicità di “Black Sheep” dimostrano la maturazione definitiva dei Sonic Flower che avvalorano la tesi che non sempre serve originalità per essere rock’n’roll ma una forte convinzione (“Heaviness it is Conviction” come disse Lingua Ignota in un’intervista presso il Roadburn Festival). Eppure si scorgono anche piccole variazioni imprevedibili come i richiami ai Soundgarden (le detonazioni enormi nel manifesto “Sonic Flower”), all’acid rock schizzato (“Poor Girl”) o lo stesso heavy/doom della band madre (la dinamitarda “Captain Frost” con batteria e chitarra che si rincorrono senza sosta) fino al meraviglioso southern rock a nome “Quicksand Planet” dove i giri di basso ed i muri di suono hendrixiani creano un mosaico rock che non si smetterebbe mai di ascoltare.
A detta del leader questo è il loro miglior lavoro fino ad ora e non si può che dargli ragione!
(Heavy Psych Sounds Records, 2022)
1. Swineherd
2. Love Like Rubber
3. Black Sheep
4. Captain Frost
5. Quicksand Planet
6. Poor Girl
7. Sonic Flower