Zhrine > Unortheta

Anni addietro si gridava al miracolo compiuto nelle terre irlandesi, dove finalmente si era instillata nuova linfa vitale in un genere che rischiava d’ammuffire. Dopo questa gloriosa parentesi nata (e morta) con i fondamentali Altar of Plagues fu il turno dei cugini islandesi di farsi avanti e ridefinire ulteriormente i confini del black metal, tant’è…

Motorpsycho > Here Be Monsters

  Escludendo il più che discreto Little Lucid Moments (2008) o l’ultimo Behind the Sun (2014), gli ultimi lavori dei ragazzi di Trondheim risultano insufficienti, anacronistici e pericolosamente di mestiere, soprattutto se confrontati con quanto prodotto nel ben più glorioso passato, che rischia di diventare ormai molto lontano, costringendoci alla ricerca di quella freschezza, sincerità…

Nibiru > Teloch

Dopo il bellissimo Padmalotus, a distanza di quasi un anno da esso, i Nibiru ci propongono un nuovo EP, dal titolo Teloch. Le coordinate sono le stesse dell’album precedente, del quale la band ricalca l’originalità e la determinazione nel suonare una forma di musica che potremmo definire ritual/psych/drone. Appena parte “Carma Geta” veniamo catapultati in…

Nibiru > Padmalotus

Osservando la stupenda copertina di questo album, che rappresenta una divinità che mozza delle teste, possiamo aspettarci dai torinesi Nibiru  un sound altamente personale e introspettivo, con significati che vanno ben oltre la semplice trasmissione di emozioni e sensazioni. Il sound emanato da Padmalotus è qualcosa di ipnotico, rituale, magmatico e inquietante, fatto di chitarre…

Sun Worship > Pale Dawn

Appena ho finito per la prima volta di ascoltare questo disco ammetto di essere andato subito a farmi una doccia bollente, non per dimenticare ciò che avevo appena ascoltato, anzi; il fatto è che dalle casse dello stereo è uscita talmente tanto gelo che pensavo di essere a rischio ipotermia. Dopo l’ottimo Elder Giants i…

Gram. > How Can I Say?

“Gimme indie rock!”, urlava Lou Barlow in un celebre brano dei Sebadoh: erano gli anni Novanta e per affermare la propria indipendenza musicale bisognava suonare sporco e a bassa fedeltà. Sono passati anni da allora e la tendenza si è completamente ribaltata, l’indie passa dal pop e dal rock più raffinato. A cavallo tra queste…

Priapus > Depressant

Formatisi nel 2010 negli U.S.A., i Priapus fanno parte di quel sottobosco di musica estrema che, in sede di recensione, mi ha fatto spesso ripetere «negli ultimi anni la scena grindcore mondiale sta crescendo e dando sempre di più». Confesso di non aver mai considerato il quartetto in questione, ma l’incombente tour in apertura ai…

Zaibatsu > Zero

Tra i grandi revival a cui l’industria discografica della heavy music sta assistendo in tempi recenti, uno dei più corposi è quello dello stoner e di tutto ciò che gravita attorno a questo pianeta. Diretta conseguenza ne è un sovraffollamento di band oneste ma di scarsa caratura, in quanto limitate ad un certo numero di…

Amenra > Alive

“Battere il ferro finché è caldo” è un concetto quasi limitativo per gli Amenra. Da quando sono diventati un’istituzione del panorama post metal internazionale, e dunque pressappoco dalla pubblicazione di Mass IIII nel 2008, la discografia della band belga è diventata una sorta di tentacolata piovra, una selva di EP, split e “spin-off” nella quale…

Fallujah > Dreamless

Una band che non ha decisamente paura di guardarsi indietro ed adagiarsi sugli allori, i Fallujah. Avevamo lasciato il combo di San Francisco due anni fa con un ottimo disco: The Flesh Prevails. Il loro stile musicale appare oggi in costante miglioramento ed evoluzione: una sensazione amplificata dalla tracklist di questo nuovo Dreamless, sapientemente studiata…

Steve Von Till > A Life Unto Itself

A Life Unto Itself è il quarto album da solista di Steve Von Till, uscito nel 2015, otto anni dopo A Grave Is A Grim Horse. È un disco intriso di intima poesia, che sviluppa in maniera ancora più articolata il dark-folk del chitarrista/cantante dei Neurosis raggiungendo vette di intensità davvero notevoli. Solo sette brani…

Bloodiest > Bloodiest

Alla seconda uscita i Bloodiest partoriscono un lavoro che convince pienamente, dopo il debutto Descent, datato 2011, passato quasi in sordina e dimenticato in fretta. Il combo di Chicago si muove funambolescamente tra sapori post metal e sludge, alternando riff di tooliana memoria a sfuriate potenti che rimandano a Yob, Neurosis e Crowbar. Il tutto poi…

Explosions in the Sky > The Wilderness

È il 2016 e finalmente acclamiamo il ritorno degli Explosions in the Sky, usciti dal pantano dell’autocitazionismo e della mancanza di ispirazione. The Wilderness è il loro miglior disco dai tempi di The Earth is Not a Cold Dead Place, e in numerosi tratti – lasciateci sbilanciare – risulta anche migliore di quest’ultimo. La scena…